La displasia dell’anca è una patologia congenita che consiste in un’alterata morfologia dell’anca, che porta a un’incongruenza articolare di vario grado.

Essa colpisce le femmine più frequentemente dei maschi, e spesso è bilaterale.

La displasia vera e propria consiste in un collo femorale valgo e antiverso, che si articola in un cotile con tetto sfuggente, per cui si crea un sovraccarico polare superiore con tendenza alla sublussazione anteriore. La sublussazione consiste in una displasia marcata in cui già nella prima infanzia l’anca tende a dislocarsi; quando il bambino inizia a camminare, questo quadro può evolvere in lussazione franca. La lussazione congenita è un raro quadro di lussazione dell’anca già alla nascita.

In questi casi la testa femorale non si articola con il cotile, che risulta quasi completamente appiattito, ma risulta risalita portandosi a contatto con l’ala iliaca, in cui si va ad alloggiare formando un neocotile, caratteristico della lussazione inveterata.
In età adulta possiamo ritrovare gli esiti della displasia, che generalmente conduce ad un quadro artrosico, legato all’alterata congruenza articolare.

QUALI SONO LE CAUSE


Predisposizioni genetiche, embrionarie e fetali in interazione con fattori ambientali possono generare nel neonato la displasia dell’anca, tanto più grave se si manifesta nella formazione dell’embrione. La lussazione congenita dell’anca può essere associata a sindromi genetiche e fare parte di un corredo di varie altre patologie.

La displasia dell’anca si diagnostica attraverso un esame clinico (segno di Ortolani) e una ecografia neonatale che va eseguita al primo mese di vita e ripetuta al terzo-quarto mese. Altrimenti, nei bambini oltre 7-8 mesi o negli adulti la diagnosi avviene mediante radiografia.

Prima si diagnostica la displasia congenita, prima si instaura terapia adeguata e prima si ottengono buoni risultati. L’uso della ecografia neonatale delle anche dagli anni ’80 ha permesso di debellare quasi completamente la displasia dell’anca.

TRATTAMENTO


La cura per la displasia dell’anca consiste nel ricercare una posizione di ricentratura della testa femorale nella sua sede naturale, che è il cotile (bacino), attraverso i divaricatori e, come ultima ratio, la chirurgia.

Se l’anca è centrata, ma con segni di displasia del cotile, si interviene subito con apposito divaricatore o tutore ortopedico, un attrezzo che mette in posizione corretta e terapeutica le anche. Esistono vari divaricatori a seconda della gravità della displasia.

 Se l’anca è centrata, ma con segni di displasia del cotile, si interviene subito con apposito divaricatore o tutore ortopedico, un attrezzo che mette in posizione corretta e terapeutica le anche. Esistono vari divaricatori a seconda della gravità della displasia.
 Se le anche non si centrano con il divaricatore, si deve eseguire un gesso apposito previa riduzione manuale della lussazione in anestesia.
 Se anche dopo il gesso non si ottiene una centratura stabile della testa del femore, si deve operare. L’intervento consiste nell’aprire l’articolazione dell’anca, liberare la testa femorale dalle aderenze e anomalie della capsula articolare e posizionarla correttamente nella sua sede anatomica.

Nel giovane adulto esiste la possibilità di eseguire osteotomie del collo femorale o dell’acetabolo per meglio centrare l’anca e ritardare il processo artrosico.

In età più avanzata l’unico trattamento possibile è la sostituzione protesica.

Importantissimo, nel tempo, per questi soggetti, effettuare della fisioterapia di rinforzo dei muscoli dell’anca e un lungo percorso di posturale per controllare nello sviluppo, il mantenimento di una crescita e una postura corretta. Sono ottimi gli esercizi da fare in acqua e una costante attività fisica.

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