GARE SPORTIVE ESTREME COSA ACCADE AL NOSTRO CORPO
Al mondo ci sono diverse gare sportive estreme tra maratone e ultramaratone o triathlon come ad esempio BURKINA FASO (213 km), ULURU / KATA TJUTA National Park (520 km) o NORVEGIA (160 km no-stop) solo per citarne alcune.
Ma prima di pensare di iscriversi è fondamentale sottoporsi a controlli di salute e seguire un lento e graduale programma di allenamento, anziché cimentarsi in una maratona dopo solo un mese di preparazione atletica». In assenza di preparazione, lo sforzo eccessivo induce una risposta immunitaria che può portare alla Sepsi.
COS’È LA SEPSI
In generale la Sepsi (o setticemia) è una complicazione potenzialmente letale di un’infezione. La sepsi si verifica quando le sostanze chimiche che entrano in circolo per combattere l’infezione scatenano un’infiammazione diffusa in tutto l’organismo.
Questa infiammazione crea trombi microscopici che possono impedire alle sostanze nutritive e all’ossigeno di raggiungere gli organi, provocandone l’esaurimento. Se la sepsi peggiora e si trasforma in shock settico (shock setticemico), la pressione diminuisce improvvisamente e può verificarsi il decesso del paziente, ma questo in pazienti affetti da patologie particolari.
Nel caso di atleti, il tallone d’Achille dei provetti ‘Iron Man’ è l’intestino: quando l’organismo è sottoposto a ore e ore di sforzo fisico, come durante le gare estreme di triathlon o ultra maratone, alcuni batteri normalmente innocui attraversano la parete intestinale e si diffondono nel sangue, causando una reazione immunitaria eccessiva che può addirittura portare allo shock della sepsi.
COME REAGISCE L’ORGANISMO
Per l’organismo l’allenamento di estremo ha lo stesso effetto di un’infezione acuta, le cui conseguenze vanno prese molto sul serio soprattutto se non si è sufficientemente preparati. Lo confermano i dati raccolti dai ricercatori della Monash University di Melbourne, pubblicati sulle riviste International Journal of Sports Medicine e Exercise Immunology Reviews, su atleti che hanno completato maratone estreme da 122 e 208 chilometri rispettivamente. «Quasi tutti i partecipanti coinvolti mostravano marcatori nel sangue identici a quelli dei pazienti ricoverati in ospedale con sepsi», spiega Ricardo Costa, uno degli autori delle indagini. «Questo perchè le endotossine rilasciate dei batteri che si riversano nella circolazione come conseguenza dell’esercizio estremo stimolano le cellule del sistema immunitario a iper reagire».
Se chiedere troppo a se stessi può essere tossico, ciò non significa che l’organismo non si possa adattare. Gli stessi ricercatori hanno rilevato negli gli atleti anche alti livelli di interleuchina 10, una molecola che svolge azione anti-infiammatoria.
Sembra, infatti, che l’allenamento di resistenza aumenti la concentrazione di questo agente nel sangue, preparando quindi l’organismo a sopportare e contrastare lo sforzo estremo della gara. «Ma se non è stato seguita una preparazione atletica adeguata ci si espone a seri rischi».
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