DITO A SCATTO

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DITO A SCATTO? VEDIAMO COS’E’ E COME CURARLO


La tenosinovite stenosante, o dito a scatto, è un’infiammazione cronica dei tendini flessori delle dita della mano (in particolar modo il pollice e l’anulare)e della guaina che li ricopre. Il processo infiammatorio causa un aumento dello spessore del tendine e quindi una diminuzione dello spazio tra il tendine e la guaina rendendo doloroso ogni movimento
È una patologia comune, colpisce in età adulta ma può essere presente anche nei bambini.

I SINTOMIQUALI FATTORI PROVOCANO L’INFIAMMAZIONE?


«Entrano in gioco più elementi. Il dito a scatto è più comune in chi pratica attività lavorative che comportano gesti manuali frequenti e ripetitivi, come maneggiare forbici, cesoie, cacciaviti. Tra i fattori predisponenti ci sono le malattie reumatiche e il diabete. Spesso sono colpite le donne dopo la menopausa: probabilmente per il ristagno di liquidi, che favorisce l’infiammazione dei tendini. Può capitare, infine, che il dito a scatto interessi i bambini che succhiano il pollice, ma può essere anche congenito

COME POSSIAMO EFFETTUARE LA DIAGNOSI?


Per effettuare la diagnosi ci si basa essenzialmente sui sintomi. I più tipici sono il dolore sul palmo della mano alla base del dito interessato (specie quando si esercita una pressione e che peggiora con l’estensione del dito stesso), nonché il tipico scatto doloroso al compimento del movimento di estensione. I disturbi sono in genere più intensi dopo il riposo, per esempio al risveglio al mattino, e tendono a diminuire utilizzando la mano. Un ecografia ci chiarisce sicuramente il quadro

COME SI CURA?


Per alleviare i sintomi alcuni propongono di steccare il dito, facendo indossare un tutore, per tenerlo in posizione estesa. Si tratta di una terapia sintomatica che consente di mettere a riposo l’articolazione coinvolta, impedendo di flettere il dito durante la notte. In questo modo si attenua il dolore associato ai movimenti della mano al mattino. Ma in generale è meglio non temporeggiare troppo e intervenire alla radice del problema, soprattutto se i sintomi sono importanti. In prima battuta per alleviare l’infiammazione, indicate sono sicuramente laserterapia o tecarterapia, molto utile può essere associare l’applicazione di taping neuromuscolare. Se non si ottengono miglioramenti in genere si passa ad una, due infiltrazioni. Se anche dopo le sedute infiltrative non si ottengono miglioramenti bisogna prendere in considerazione il trattamento chirurgico.

CHE COSA PREVEDE LA CHIRURGIA?


L’intervento ha lo scopo di aprire la prima puleggia in modo che il tendine possa scorrere liberamente. L’intervento viene eseguito in day hospital e i punti si tolgono dopo dieci/quindici giorni circa. Nella maggior parte dei casi il recupero dell’uso della mano è veloce. Molti non ritengono la fisioterapia necessaria ma esperienza insegna che dopo un periodo di fermo e un intervento, per quanto di modeste entità, bisogna comunque aiutare la mano a recuperare i movimenti e la forza.

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