ALGODISTROFIA

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COS’È L’ ALGODISTROFIA


L’Algodistrofia anche conosciuta come “sindrome complessa del dolore regionale” è una sindrome multisintomatica e multisistemica le cui cause sono per lo più sconosciute; si presenta spesso in conseguenza di un trauma e principalmente nelle articolazioni dell’arto superiore (mano-spalla) o dei piedi, con sintomi aspecifici: dolore bruciante associato ad edema.

La prima descrizione di questa patologia risale a più di 100 anni fa, nel 1946 Evans la definì “distrofia da riflesso simpatico”, è conosciuta nel mondo anglosassone come sindrome complessa da dolore regionale (CRPS) classificata come tipo 1 e tipo 2, ad oggi il termine che si ritiene più corretto è Algodistrofia.

Secondo le statistiche le donne sono affette dalla sindrome 4 volte più degli uomini e l’età media di insorgenza sia tra i 30 e i 50 anni. Nei pochi casi in cui colpisce i bambini ha un decorso benigno e non lascia alcun segno. Oltre ai traumi tra le cause scatenanti più frequenti è stato evidenziato che esiste un legame con altri eventi come infarto miocardico (20 %), emiplegia (12/20%), interventi in artroscopia e, in minor misura, protrusioni discali, problematiche cerebrovascolari, neoplasie e terapie con farmaci anticonvulsanti e antitubercolari.

CAUSE


Si pensa che l’ Algodistrofia sia causata da una disfunzione del sistema nervoso simpatico o meglio da un Efapsi (Punto di contatto tra i neuriti, in particolare tra gli assoni, dove si possono manifestare interazioni elettriche anche in assenza di specializzazione sinattica), in altre parole un vero e proprio “cortocircuito” tra le fibre simpatiche efferenti e le fibre sensitive afferenti causando così un aumento dell’impulso dei nervi simpatici efferenti nei confronti delle estremità coinvolte e un aumento dell’attività afferente in conseguenza.

SINTOMI


Il sintomo principale è il dolore, può essere accompagnato anche da edema, cambiamento della temperatura della zona algica, cambiamento della sensibilità, della sudorazione e del trofismo della cute; all’esame radiografico si può manifestare osteoporosi a chiazze limitata alla zona dolente e non presente nel resto del corpo. Dato che il quadro clinico si presenta molto vario e che i sintomi aspecifici sono sovrapponibili ad altre patologie (varie forme di artrite) la diagnosi diviene complicata e spesso tardiva. Quindi la diagnosi si basa principalmente sulla clinica e può essere coadiuvata dalla Scintigrafia che permette di osservare le variazioni ossee in maniera precoce.

NELLA SINDROME SI POSSONO INDIVIDUARE TRE STADI DIFFERENTI


I Stadio: presenza di dolore severo e localizzato, può essere accompagnato da sudorazione localizzata aumentata, crampi muscolari e rigidità articolare. All’inizio della sindrome la cute appare calda e arrossata, magra e disidratata e lentamente può diventare cianotica, ipotermica con brividi.

II Stadio: caratterizzato da dolore e da una sudorazione più diffusa. Il malfunzionamento del sistema simpatico crea un effetto inibitorio sulla contrazione muscolare. Questo porta ad una rigidità articolare e ad una perdita di tono muscolare che, se prolungati e persistenti per un lungo periodo di tempo, possono presentare “atrofia da disuso”. Alla fine del secondo stadio c’è un aumento del riassorbimento osseo (osteoporosi o osteopenia).

III Stadio: è caratterizzato da una severa atrofia tissutale con perdita della massa muscolare che può diventare irreversibile. Più la sindrome permane, più risulterà irreversibile.

Vengono altresì definite due fasi, la fase calda corrispondente allo stadio 1 e la fase fredda corrispondente allo stadio 2 e 3.

PROGNOSI E TRATTAMENTO


L’algodistrofia, nella maggior parte dei casi, ha la tendenza a risolversi spontaneamente in tempi molto lunghi (8 mesi – 3 anni). Non mancano però i casi estremi, nei quali la risoluzione totale non si raggiunge o comunque richiede decine di anni e lascia esiti permanenti dovuti soprattutto alla cronicizzazione dell’edema e le retrazioni dei tessuti molli.

Per prima cosa è essenziale interrompere il circuito del dolore che automantiene la malattia. Pertanto si utilizza lo scarico completo dell’articolazione ed una terapia antalgica modulata sul singolo caso per intensità e durata (analgesici, fans, cortisonici). In secondo luogo si impiegano bifosfonati, farmaci abitualmente impiegati come terapia della osteoporosi e che hanno dimostrato ottima risposta anche nell’algodistrofia.

La fisioterapia consente di ritardare e prevenire le conseguenti atrofie muscolari e rigidità articolari.

Trova molta rilevanza il trattamento osteopatico in quanto può aiutare il decorso della patologia andando a liberare le zone di blocco fasciale nella zona traumatizzata o a distanza e andando a stimolare il sistema nervoso neurovegetativo consentendo un miglioramento della funzionalità delle fibre simpatiche e del microcircolo e quindi della sintomatologia.

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